La Storia di Lurate Caccivio
Ultima modifica 17 novembre 2023
Lurate Caccivio è un Comune dell'ovest di Como.
Rispetto all'anteguerra 1940/45 la popolazione è pressoché raddoppiata a seguito della forte immigrazione registrata negli ultimi decenni. Per tale motivo, nell'esiguo territorio del Comune, che misura soltanto 592 ettari, la densità è salita a 1600 abitanti per km quadrato. Alle pressanti esigenze abitative manifestate dai nuovi arrivati in quei decenni, ha fatto riscontro una vivace e tempestiva attività edilizia in virtù della quale sono state costruite case, ville e condomini in misura così rilevante da dar luogo alla formazione di diversi nuovi quartieri che hanno modificato sensibilmente l'assetto urbanistico preesistente, cambiando volto al Comune.
Infatti, mentre prima della guerra Lurate e Caccivio costituivano due nuclei distinti e separati territorialmente, oggigiorno i due paesi, uniti e integrati in modo indistinto, formano un solo agglomerato che non ha soluzioni di continuità, un'unica grossa borgata.
Leggermente staccata, a nord, resta la frazione di Castello che, dall'alto della collina e delle rive dell'antico vigneto del San Michele, domina il territorio sottostante e la borgata.
Ai piedi della collina si affaccia la Lura che, uscita finalmente dalle strettoie e dai solchi infracollinari, scorre liberamente nel territorio che, declinando dolcemente si apre a mo' di conchiglia chiusa sui fianchi da verdi e boscosi rilievi che a est portano a Villa Guardia e a ovest a Olgiate e Oltrona, mentre resta aperta a sud dove principia la grande pianura del Po.
Geograficamente Lurate Caccivio - posto a 330 metri circa sul livello del mare - sta a nord/nord-ovest di Milano (dalla quale dista una quarantina di km), sulla strada statale "Briantea" n. 342 (Ex Provinciale Como-Varese), nel tratto in cui la strada incrocia il torrente Lura che è precisamente 10 km ad ovest di Como (Capoluogo di Provincia).
Il territorio pianeggiante, come già accennato, si estende ai piedi di dolci collinette (del Castello, del Monte Rotondo e del Barozzo) - propaggini dell'anfiteatro morenico del Lago di Como dell'epoca glaciale - che si riuniscono a nord all'ampia fascia collinare che fa da contrafforte alle Prealpi Comasche.
La storia di Lurate Caccivio prende le mosse dal nome del torrente che attraversa il territorio da nord a sud e che, dalla radice etrusca LYR (si pronuncia LUR) è stata chiamata Lura fin dai tempi più antichi.
Formato da alcuni rigagnoli di acque sorgive che scendono dalle alte colline di Bizzarone, il torrente, dopo aver percorso una cinquantina di km, va a perdersi fra le rogge dei prati e di campi alla periferia di Milano. La Lura quindi non è che un modesto corso d'acqua che, tuttavia, riveste per noi un particolare significato, perchè è da "Lura" che il nostro territorio e il nostro primo villaggio hanno preso il nome di Lurate.
Un nome composto dalla radice LUR più la desinenza ATE che è uno dei suffissi tipici dei toponimo di tantissimi paesi della nostra zona e che, a dire degli studiosi, è da ricollegare al linguaggio delle popolazioni galliche presenti in Lombardia in epoca pre- romana.
Più precisamente alla popolazione degli Insubri che, penetrati in Italia intorno al 500 a.C., hanno praticamente invaso la Lombardia dando vita oltre che a Milano e Monza, ad una miriade di piccoli insediamenti tra i quali quello di Lurate.
Sulla vita del villaggio di quegli antichi tempi non è mai emerso nulla.
Invece, nel secolo scorso, nell'area cimiteriale di San Pietro, è stata scoperta la Necropoli romana nella quale sono state rinvenute alcune tombe a cremazione, quindi d'epoca pre-cristiana.
Ma quando la nostra comunità ha conosciuto il Cristianesimo? Dopo l'editto di Costantino che ha posto fine alle persecuzioni, l'opera di propagazione della fede dalla città alle campagne, anche se non più pericolosa era ugualmente ardua a causa delle resistenze manifestate dalla gente del contado dove il paganesimo era particolarmente radicato.
Difficoltà e resistenze che, dalle nostre parti, ha incontrato anche San Felice, il primo Vescovo di Como nominato da S. Ambrogio prima del 400 d.C. Comunque sia andata, la nostra popolazione è diventata sicuramente una comunità cristiana quando tra l'VIII e X secolo sono arrivati i Monaci Benedettini che hanno fatto del nostro territorio un Feudo dell'Abbazia Benedettina di San Simpliciano di Milano. Per certo i Monaci, nei primi secoli della loro presenza, hanno curato il risanamento e l'organizzazione del territorio ma, nel contempo, hanno sicuramente curato anche la preparazione e formazione religiosa dei coloni, la cui religiosità appare manifestamente espressa dalle tante Cappelle che essi hanno eretto nel territorio durante i secoli medioevali.
San Carlo, nella Visita Pastorale del 1573, ne enumera ben dieci: San Protaso, San Martino, San Michele, San Ilario, San Giorgio, San Maria del Sabiono, San Pietro, Santa Maria Nascente, San Bernardo e San Rocco.
Nel frattempo il quadro abitativo del Feudo era sensibilmente mutato per il verificarsi di due importanti avvenimenti: la nascita di Castello e la nascita di Caccivio. Quando erano giunti i Benedettini, in segno del loro feudale possesso, avevano eretto il "Castello": un palazzone fortificato e turrito che, nella parte posteriore aveva (ed ha tuttora) alcuni locali di abitazione per i coloni.
L'insieme dei coloni e dei Monaci residenti, hanno costituito il primo nucleo di abitanti di Castello (chiamato per diversi secoli "Lurate Castrum" ovvero "Castello di Lurate"). Oltre al "Castello" i Monaci avevano costruito sul dosso anche la Chiesa Parrocchiale di S. Martino, la prima e l'unica Parrocchia del Feudo fino al 1583, anno in cui S. Carlo ha istituito la Parrocchia di Caccivio intitolata a S. Maria del Sabiono; la Cappella costruita dai primi cacciviesi i quali, evidentemente, più che agricoltori erano stati abili cavatori di sabbia.
Le prime notizie su Caccivio sono contenute in un atto testamentario notarile del 1073 nel quale, fra l'altro, sono citati "...casas et fundo... in Cacivi...". Il documento, oltre a fornirci la prova che, alla stesura del testamento, il primo nucleo abitativo era già esistente, ci fornisce altresì la conferma che il villaggio aveva preso il nome di "Cacivo" perchè era sorto ai limiti dei boschi che in antico erano comunemente chiamati i "boschi del Casciv" e "del Caciv" (cioè i boschi della caccia).
Dopo poco più di un secolo, precisamente nel 1197, in sede di conclusione delle vertenze rimaste aperte tra la Diocesi di Milano e quella di Como, dopo la battaglia di Legnano contro il Barbarossa, Caccivio diventa una specie di merce di scambio fra le parti per cui: il luogo di Caccivio, pur restando unito "per lo spirituale" alla Pieve di Appiano (Diocesi di Milano), viene aggregato "per il civile" alla Pieve di Fino (Diocesi di Como). Il Feudo pertanto viene diviso fra due Comuni: quelle di Lurate e quelle di Cacivio Comasco, che comprende le terre a sud dell'abitato. Ognuno dei due Comuni ha i propri consoli e vive le proprie vicende. Le due popolazioni hanno in comune soltanto l'identica povertà che è quella condivisa da tutti i centri agricoli di quei tempi. La divisione finisce nel 1757 allorchè, in applicazione dei nuovi ordinamenti amministrativi emanati da Maria Teresa d'Austria, Caccivio viene riunita al territorio del Feudo Benedettino, come frazione del Comune di Lurate Abbate. Nello stesso XVIII secolo l'economia locale comincia a migliorare per la nascita della "Tessitura a mano Roncoroni" situata sulla via omonima dove sono ancora esistenti gli edifici che costituiscono un tipico esempio dell'architettura industriale del '700.
Ma il vero salto migliorativo dell'economia del Comune di Lurate Caccivio, avviene verso la fine del XIX secolo con l'impianto delle "Tessitura Meccaniche Edoardo Stucchi": un complesso industriale che nell'arco di qualche decennio darà lavoro a più di mille persone. Il paese si modernizza con l'arrivo del Treno e del Tram e ciò da maggior forza allo spirito di iniziativa dei cittadini che hanno tanto voglia di migliorare civilmente e socialmente: nascono le Società di Mutuo Soccorso, gli asili infantili, le cooperative e le bande musicali. Buoni ultimi arrivano gli edifici delle Scuole Elementari Comunali costruiti fra il 1913 e il 1914, ma che, per ragioni militari, si potranno utilizzare a fine guerra. Nel 1927, su richiesta del Podestà, il Ministro dell'Interno (Mussolini) concede l' autorizzazione a modificare il nome del Comune che, in luogo di Lurate Abbate, prende il nome di Lurate Caccivio. Negli anni successivi anche i nostri paesi vivono un periodo in chiaro-scuro in conseguenza della grave crisi del 1929 che ha veramente scosso tutto il Mondo. Nel circondario si chiudono officine, dilaga la disoccupazione e i salari dei lavoratori vengono dimezzati!! Sono anni difficili cui lentamente segue la ripresa. Ma il vero cambiamento avviene nei decenni del dopo-guerra.
Accanto alle nostre vecchie tessiture - alquanto ridimensionate - nascono decine di nuovi impianti industriali, di settori merceologici diversi: per il finissaggio tessile (tintorie, stamperie, foto-incisioni), per la lavorazione dei metalli, della plastica e per l'industria dolciaria. Di pari passo si sviluppa il terziario: negozi, magazzini, servizi, banche. Tra la popolazione laboriosa e ricca d'iniziative cresce, quasi spontaneo, il desiderio dell' associazionismo: nascono Società e gruppi sportivi (calcio, ciclismo, bocce, ecc...), gruppi di volontariato per l'assistenza e la solidarietà, associazioni dei militari in congedo, la Pro Loco. Nel comune è presente una Sezione dell'A.S.L., una delegazione molto benemerita della C.R.I. e una Istituzione altrettanto benemerita, chiamata "L'ANCORA" che, informa Cooperativa cura l'assistenza dei minori portatori di handicap.
Per la cultura, (sparito purtroppo il Liceo) c'è una buona Scuola Media, una ricca Biblioteca (fondata nel 1973 da una Commissione Comunale presieduta dal Felix Luraschi) e una prestigiosa Scuola di formazione Professionale curata dall'E.N.F.A.P.I.
Ciò che è quasi inesistente nel Comune di Lurate Caccivio, è l'agricoltura. In tutto il territorio comunale non c'è più neppure un campo coltivato a grano.
Felix Luraschi
(Contenuto in parte riadattato per aggiornamento)